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Il cammino Marziale

Fino ad oggi ho raccontato in questo blog “neonato”, nei miei ultimi articoli, vari e differenti temi legati alle arti marziali cinesi – leggi cosa significa KungFu.

Ho trattato alcuni argomenti tecnici – le fondamenta parte 1 – , analogie fra arti marziali e vita quotidiana – come fermare i conflitti interni – e anche crescita personale – the mindful power .

In questi articoli ho sempre trattato qualunque argomento per donare contenuti utili e possibilmente fruibili (nel limite del possibile) , ma sopratutto dare informazione.

Ma in questo articolo, voglio far si che si comprenda realmente perchè per me le arti marziali sono diventate un vero e proprio cammino di vita, facendo scoprire la loro bellezza e unicità. Inoltre, spiegherò quanto la mia missione sia nata grazie a ciò che ho vissuto sulla mia pelle in prima persona e non dalla voglia di “ricamare” sulla mia immagine un falso “guru” o moderno “mental coach”, capace di ammaliare con frasi “motivanti” e per attrarre clienti.

Ogni singolo obiettivo nasce dalla voglia di far scoprire a chi non conosce, quanto la pratica marziale non sia solo calci e pugni. Dare la possibilità di poterne scoprire le molteplici sfacettature e un vissuto completamente personale, non dettato dalle storie mirabolanti che si celano dietro miti e leggende volte a impressionare il neofita, ma come la vita e la visione di un ragazzo comune di 32 anni sia cambiata con il passare del tempo, attraverso alti e bassi (come tutti infondo) , senza alcun potere mistico – o quasi 😉 .

L’INIZIO E L’ASSENZA MARZIALE

Ragazzino molto timido e introverso. Iniziai i miei primi passi nello sport all’età di 7 anni, grazie ai film di azione che rapirono subito i miei occhi e le mia fantasie. Il mio primo step fu proprio nelle arti marziali, inizialmente con il Karate. La divisa, i termini impronunciabili e l’atmosfera in stile pellicola Orientale, beh, a quell’età era come essere catapultati in un film 🙂 .

Mi serviva una disciplina che mi potesse far tirare fuori il carattere, ma io volevo solo divertirmi.

L’inizio fu semplicemente come un gioco, che si articolò fra competizioni e amicizia, il vero traino di quel periodo.

Il mio grande blocco era che non riuscivo a guardare per molto tempo una persona negli occhi. La mia timidezza vinceva continuamente, inoltre non ero di molte parole, anzi, ci si poteva dimenticare della mia presenza. Intanto pensavo solo a divertirmi.

Ero molto terra terra, come la maggior parte dei bambini e ragazzini. Discorsi sulla spiritualità e crescita personale non mi interessavano lontanamente.

Un pò ribelle verso la società e lo status quo. Un pò per la passione della musica e cultura HipHop (che ancora oggi ascolto e contorna le mie giornate e allenamenti) , ma anche per la “ribellione” automatica di quell’età.

Nulla di sbagliato. Era il Luca di un tempo 🙂

LE PAURE E I LIMITI : PARTE DELLA PRATICA

Grazie alle competizioni che svolsi, ci fu un leggero cambiamento nel carattere, nella postura e nel modo di vivere gli avvenimenti. Vivere la competizione mi ha aiutato a rivolgere il mio sguardo verso le mie paure e i miei limiti, quali timidezza e bassa autostima.

” Ciò che non ti uccide ti fortifica ”

Anche se oggi vedo la competizione sotto un’altro punto di vista, devo ringraziare moltissimo quei piccoli istanti di mutamento. Perchè in fondo si può solo apprendere da ogni avvenimento nella vita, oppure cancellarli dalla memoria.

Gli occhi del pubblico, la pressione dell’avversario, il giudizio dei giudici e la presenza del proprio Maestro – e compagni – innescava molteplici sensazioni. Ti si blocca il corpo, la mente si spegne come un vecchio televisore, il cuore aumenta i battiti e ti senti come se avessi fatto una maratona di 100 km, pesante e incontrollabile.

Queste erano solo alcune delle sensazioni. Vissute non solo nella competizione, ma anche negli spettacoli, dove chiaramente era un pò differente la situazione e pressione, ma non meno importante, anzi.

In quel processo, non potevi fare altro che mollare o continuare e mutare. Non esistevano altre scelte.

Esternamente risultavo come sicuro di sè, impavido, ma in realtà c’era una grossa lotta dentro. Tutto per non mostrare le proprie debolezze e le proprie paure. Grande sbaglio !

Quante volte ci si trova davanti a queste sfide eh ? molte.

In fondo la vita è una scuola, la migliore che si potesse chiedere, perchè non c’è giorno che non ti esamina.

Ma andiamo avanti…

LE DOMANDE E IL CAMBIAMENTO : PERCHE’ ?

Arriva quel momento per tutti. Dove le domande nascono e iniziano a farsi spazio nella testa e riempiono le giornate. Domande dettate dall’amore e dall’odio per ciò che fai. Eh si, non può esistere qualcosa che puoi solo amare, perchè esistono e esisteranno sempre quelle circostanze che ti faranno un pò “male” e titubare. Deve capitare, questo crea un meccanismo di crescita nell’essere umano non da sottovalutare.

All’età di 15/16 anni iniziano svariate domande :

“perchè si fa così ? ”

“ma a cosa serve?”

“non può essere solo movimento, cosa c’è dietro?”

e molte altre…

Insolito forse per quella età, ma forse era frutto di una necessità più profonda, perchè li stava avvenendo qualcosa. Ed è così che sia sul piano materiale e fisico, che quello introspettivo e spirituale, incominciai a domandarmi e ricercare di più. Ci doveva essere molto di più di quello che credevo e pensavo.

Non mi bastava più eseguire, non mi bastava più solo muovere il mio corpo e non avevo alcuna necessità di fare un qualcosa che avesse una scadenza, ma invece, che potesse avere un profondo valore e duraturo nel tempo, collegando ogni tassello al “perchè” ? .

Questo mi diede il via alla ricerca, ma non solo a livello personale, sopratutto per donare qualcosa agli altri e non solo programmi di allenamento, tecniche (c’è chi le chiama mosse 😉 ) e rilasciare diplomi. Come non poteva essere per me lo stesso e identico processo, ma ricercare e scavare più a fondo.

Tu crei il tuo Kung Fu una frase che mi rimase dentro negli anni”

Ecco che sul piano puramente fisico e materiale, iniziai a ricercare risposte specifiche del perchè,come,in che modo e quando. Questo rese il tutto molto “scientifico” e tangibile, senza fronzoli. Dove l’analisi del perchè ha accompagnato e tutt’ora accompagna la mia pratica e insegnamento (ma non tutto 🙂 ).

Sul piano puramente introspettivo e di crescita personale, iniziò un processo rivolto sul qui e ora, nel momento presente – grazie a studi e ricerche prendendo ispirazione da grandi persone del passato e attualità. Uno studio che ho iniziato ad approfondire molto di più negli ultimi anni, perchè non ne comprendevo realmente il significato.

Un qualcosa, un visione che ha cambiato totalmente tutto. Senza portare la mia mente a impazzire su quali magie potessi attuare nella mia vita.

Questo processo cambiò radicalmente la mia vita.

IL CAOS DELLA MENTE E L’AIUTO NEL CAMMINO MARZIALE

“Prima erano movimento vuoto, poi divennero qualcosa di più “.

Accadde un mutamento nella mia pratica. Perchè si allenava il corpo ? come mai tutto quello sforzo ? e perchè il combattimento ? quale era il significato profondo di ogni singolo tassello ?

Le arti marziali a me personalmente sono servite, e tutt’ora è così, a delineare chi sono e addestrare il miglior alleato, non che anche miglior nemico : la mente. La nostra mente è “l’artefice” di tutto ciò che ci accade, sia al di fuori di noi che all’interno. Non sono le classiche frasi in stile “Buddha” , ma tutto ciò è stato vissuto fin dentro la mia pelle.

E non solo, perchè esse sono servite a riscoprire le mie abilità. Non parlo di abilità fisiche, ma abilità mentali e chiaramente fisiche, ovvero, interconnesse fra loro.

No No No!! Alcuna dote miracolosa – aimè 😉 . Dietro al duro lavoro, alla determinazione, al continuo entrare in contatto con se stessi avviene un processo di crescita. Le cose semplici rivelano sempre qualcosa di unico.

“Sii te stesso/a. La cosa più complicata da fare”

La pratica marziale è arrivata in aiuto nei momenti di pieno stress mentale, caos e bufera di idee che vagavano nella mia mente. Come ? quando ritorni a vivere il presente. Ed è uno “sforzo” perchè non esistono manuali pratici, devi solo sperimentare su di te, solo così potrai pian piano entrare in questo processo.

Vivi da spettatore della tua mente non da schiavo”

Nella pratica marziale non puoi e non devi pensare al prima o al dopo. La tua mente deve essere focalizzata in quella azione, altrimenti non stai vivendo l’azione ma la stai solo eseguendo – se pratichi in solitaria – , diverso se in fase di combattimento, dove la non presenza determinerà un colpo,due o forse più.

Presenza non è altro che consapevolezza. Vivere il presente non significa annullare il dolore, non significa non aver più loop mentali e non significa non aver più cedimenti.

A volte i pensieri diventano più forti e riescono a sottometterci.

” Dove c’è il caos non si può e non si deve scappare. Bisogna solo stare lì e viverselo. Vivere il presente “

Inutile scappare. Inutile anche il dire “non aver pensieri” o “non pensare”. Già il voler non pensare è già di per sè un pensiero.

E quindi cosa si fa ?

Ciò che ho estrapolato come supporto dalla pratica marziale è : nulla è stagnante. Tutto è mutevole.

Questo mi ha aiutato nei momenti più difficili, dove ultimamente ho affiancato questo insegnamento :

” I giorni, i minuti, i secondi che avrai perso non torneranno più indietro ”

Qui la prospettiva cambia totalmente!

Un altro insegnamento che si può trarre dalla pratica marziale – e che io faccio quotidianamente – , quando la nostra mente è caotica e si riversa tutto a livello emotivo, cambiando la nostra giornata, è creare questo pensiero e analogia :

  • Credi che il bamboo si preoccupi di quale sarà il suo destino ? Se verrà utilizzato come decorazione, strappato, mangiato o altro ? Si adatta. Cosa capiterà non è affar suo, perchè avrà comunque uno scopo”

Un analogia che ogni persona dovrebbe adottare nella sua vita. Puoi cambiare quella situazione ? Si ? ottimo. No ? ottimo. Tutto sta nel vivere il presente, perchè è solo lì che avverranno le risposte giuste. Solo in quel momento capirai quale scopo hanno le “immagini” create dalla mente.

RESILIENZA FISICA E MENTALE NELLA PRATICA

Vi è un processo nella pratica marziale, dove si passa inesorabilmente attraverso il “dolore” o se vogliamo utilizzare un termine più dolce, attraverso lo sforzo.

Inizialmente mi chiedevo ma perchè e con quale scopo io debba far fatica ? Perchè dovrei accettare il fatto di potermi fare male ? Perchè devo faticare per ottenere qualcosa ?

Tutte queste domande chiaramente erano “figlie” di ciò che la mia mente aveva assorbito e di ciò che aveva più paura.

Esistono delle pratiche nelle arti marziali cinesi (e non solo, ma ti descrivo cosa conosco maggiormente) che portano il praticante a sperimentare il determinate sensazioni fisiche e mentali. Non per il gusto e l’immagine del guerriero – anche se a qualcuno piace aimè – ma per forgiare mente e corpo insieme.

Pratiche come il condizionamento di pelle, tendini, ossa nella pratica. Ciò avviene percuotendo il proprio corpo. Nell’immaginario comune questo è : “volersi far del male da solo”.

Sono d’accordo quando dietro non vi è un senso logico.

Ma ad esempio nel Ba ji Quan (metodo che insegno principalmente) , condizionare e fortificare il corpo è di pari passo con il fortificare la mente, lo spirito e il carattere. Quel momento, quel preciso momento non puoi non essere presente a te stesso/a.

Questo processo indirizza il praticante verso tutti quei ostacoli che stessa la vita gli metterà davanti. Tutto questo allenamento è un processo che prepara il praticante alla vita stessa.

“il corpo ti parla e ti comunica. Devi diventare più consapevole”

Se il mio corpo mi sta dicendo : “basta. oggi mi sento stremato” ; il mio comportamento sarà quello di modulare, equilibrare la mia azione e le mie azioni in vista di ciò che sento in quel momento.

A volte c’è bisogno di lasciar andare, anche se nell’ideale di molti significa mollare, ma purtroppo è un grande errore. La Resilienza insegna a non essere passivi e affrontare gli ostacoli della vita con sguardo diverso, non significa essere testardi e ottusi, ciò è ben diverso.

Qui entra in gioco anche la resilienza mentale. Dove mente e corpo giocano un ruolo importanti insieme. Spesso ci dimentichiamo di questo, ma non possiamo tener separati questi due “mezzi”.

Le arti marziali diventano così – lo sono state e lo sono per me – la chiave capace di smuovere la resilienza fisica e mentale.

“La resilienza non è testardaggine e incoscienza, ma ascolto e consapevolezza”

PLASMARE SE STESSI

In conclusione, la pratica marziale ha plasmato per intero il mio essere. Dal carattere, alla visione, alle emozioni, fisico, pensiero e sopratutto senso nella vita.

Possono sembrare elogi fatti tanto per, ma tutto cambia e muta in base a quali strumenti utilizzi e sopratutto, come li utilizzi.

Le arti marziali per me oggi rappresentano quello strumento, come può essere uno scalpello per un Falegname, capace di modellare chi sono, realizzando il miglior risultato di me stesso, giorno dopo giorno, anno dopo anno.

Ci sono ancora lati da definire, da smussare, da migliorare, ma non c’è giorno che io non possa ringraziare questo cammino.

Ogni insegnamento può essere traslato nella propria vita. E bada bene, non lo dice Luca, ma lo esprime la storia, la storia dei grandi Maestri di un tempo e di chi ancora oggi trasporta quei insegnamenti alle generazioni future.

Un tempo, un Maestro era una persona che era capace di trasportare la via marziale nella vita e in tutto ciò che rende la nostra esistenza umana : l’arte, l’artigianato, la cura, il corpo, la mente, l’insegnamento, l’educazione e molto altro. Non un dio, non un intoccabile, ma colui che trasmetteva come trasmutare ogni cosa in “oro” – ovvero di qualità – in ogni situazione.

Ecco perchè ancora oggi cerco di far comprendere quanto siano importanti per la nostra civiltà. Un “monaco nell’era moderna” !

Hanno cambiato il mio carattere, il mio rapporto con gli altri, la mia comprensione della vita, ma specialmente chi sono io, quali sono le mie qualità, cosa capita all’interno di me e quale è il mio scopo qui e come posso aiutare gli altri.

C’è molta strada da fare, molti insegnamenti da recepire ancora.

” Dai un senso profondo a ciò che fai. Ricordati che il tuo tempo e ciò che fai influenzerà le persone che hai attorno. Tutto ciò che fai ha un motivo. Darti gli strumenti per vivere meglio. Scoprili e diffondili al prossimo ”

Buon cammino 🙂

Luca Zara

Nasco come curioso di sapere, conoscere e sperimentare le potenzialità dell'essere umano. Mi chiamo Luca Zara, Movement & Traditional Wushu Coach. Attraverso le arti marziali cinesi e il movimento psicofisico, aiuto le persone a riconnettere i tre diamanti dell'esistenza: spirito, mente, corpo.

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